Si è chiuso l'anno 2018 con il mercato milanese compresso a quota 18.324 punti. Il crollo è stato cospicuo dai massimi di fine aprile (-24,70%) ed ha interessato tutti i titoli del listino Ftsemib. A livello di anno (considerando le quotazioni del 27/12/2017) l'indice milanese è sceso del 16,15% ed i titoli che lo compongono hanno subito uno storno pesante andando a quotare in alcuni casi ben al di sotto del loro valore di libro. (Qui per la tabella completa)

Come previsto a fine aprile 2018 la borsa ha stornato e le cause sono state diverse: le politiche di bilancio del governo, le trattative sulla brexit, il comportamento del Presidente Trump (relazioni con la Cina e non solo), la salita dei tassi Usa ed il crescente timore che stia per incominciare una nuova fase di recessione. Va detto che ad eccezione del mercato italiano le altre borse principali erano abbondantemente sovra-quotate rispetto ai fondamentali e che comunque un ridimensionamento sarebbe stato logico e naturale. Per alcuni settori in Italia l'anno passato è stato funesto, in particolare per il bancario che ha risentito dei timori sul bilancio del Bel paese ed è ancora alle prese con la pulizia dei bilanci.

Le prospettive per il 2019 borsistico non sembrano essere buone, perché permangono al momento i cigni neri che hanno dato il la alla discesa; tuttavia, considerati i fondamentali locali, il fatto che il governo è sceso a più miti consigli sulle politiche di bilancio e che alcune quotazioni sono scese in modo esagerato (che oltrepassa gli attuali timori), è possibile che quest'anno si assista ad un buon recupero del settore bancario ed alla stabilizzazione dell'industriale. Gli eventi da tenere d'occhio saranno: la Brexit, la relazione commerciale Usa-Cina, Le politiche Fed sui tassi ed i commenti/azioni che scaturiranno dalla relazione sul bilancio tra Italia e UE (perché per quest'ultimo tema pare solo rinviata in avanti la doccia fredda).

I livelli da tenere in considerazione per l'indice Ftsemib sono il supporto posto a 17.770 punti ed il massimo relativo a quota 24.335 punti di fine aprile 2018 in caso di rottura del supporto si potrebbe arrivare a quota 15.000 (supporto forte di lungo periodo), mentre a salire gli ostacoli (resistenze) sono diverse: a quota 21.800 c'è la principale e poi in area 22.800/23050 c'è l'altra robusta; improbabile che l'indice vada a creare nuovi massimi oltrepassando i 24.335 punti. 

Il Dax ha seguito il modello di storno previsto lo scorso aprile ed ha chiuso l'anno a quota 10.559 punti; anche l'indice teutonico ha risentito degli eventi in corso oltre che della situazione politica interna (l'indebolimento politico del cancelliere Merkel). L'indice tedesco ha un buon supporto in area 9.500 punti e se il supporto terrà ci si potrà aspettare un anno in laterale/bassa crescita, tuttavia volatile. Ricordiamo che il range del Dax corre tra i 9.474 ed i 13.229 punti e dubito molto si possa assistere a nuovi massimi. 

Gli indici Usa hanno stornato (ancora non si può parlare di crollo visto lo spazio disponibile a scendere), come più volte detto i listini a stelle e strisce sono in bolla e nonostante più volte ci abbiano smentito salendo contro ogni dato fondamentale, rimaniamo dell'avviso che le quotazioni debbano scendere più a valle. Lo S&P 500 dai massimi a quota 2.929 punti ha ripiegato fino a 2.416 punti (per poi recuperare qualcosa in chiusura d'anno) con un calo del 17,5%; il supporto forte per questo indice si trova molto più in basso in area 2.120 punti, quindi bisogna essere prudenti perché rimane spazio dagli attuali livelli (2.506) per un'ulteriore discesa del 15%. Tuttavia l'anno 2019 potrebbe essere all'insegna della lateralità per gli indici americani con volatilità sostenuta, ma dubito si vedranno nuovi massimi.