Non abitando in una metropoli come Milano, talvolta ci si deve accontentare di soluzioni impiegatizie di profilo medio-basso, purché lo stipendio non sia un palese insulto alla propria professionalità. Armato di questa convinzione, rispondo all’annuncio di un’azienda locale e ricevo l’invito all’ennesimo colloquio. Con atteggiamento ottimista, mi presento all’ingresso della sede principale, munito delle solite scartoffie e conciato come un milanese ad una convention manageriale.
Il mio entusiasmo si spegne dopo aver varcato la soglia dell’edificio…
NO! E' LA LUCE che si è spenta!!! Eppure mi risultava che ci fossero dei cavi elettrici in zona! Che abbiano dei problemi con le bollette?!?
Sto ancora cercando di orientarmi nel tenebroso atrio, quando mi appare il personaggio inquietante con il quale ho appuntamento.
Mentre mi conduce nel suo spettrale ufficio di mattanza, osservo alcuni dipendenti aggirarsi furtivi e silenziosi, quasi rapiti in una sorta di catalessi ipnotica con paranoia da lavoro, in quell’ambiente cupo, che pare uscito da un baraccone horror del più squallido dei lunapark.
Cerco di digerire questo primo aspetto … ehm… non proprio gioviale del mio eventuale posto di lavoro… e mi accomodo davanti al mio interlocutore.
Fin dalle sue prime domande la sua ignoranza mi appare lampante come la luce (quella che ho lasciato fuori, ovviamente!)… ma ormai ho imparato ad adeguare il mio linguaggio anche alle menti più microscopiche del cosmo lavorativo e riesco così a comunicare le mie esperienze in maniera a lui quasi comprensibile.
Finalmente arriviamo a parlare di inquadramento: “In quest’azienda non si fanno quadri!”, chiarisce subito con fermezza e decisione il mio interlocutore, audacemente fiero di aver raggiunto il massimo livello impiegatizio!
Mi mordo la lingua prima di chiedergli degli eventuali “pentagoni”. Non credo che questa specie di parodia umana sia dotata di senso dell’umorismo.
Dopo avermi presentato l’azienda nel suo splendore (!), mi mostra un plico di scartoffie, recanti ciascuna un quesito “psico-attitudinale” per dementi e paranoici. Mi abbandona nella stanza con questi foglietti come un esperto di psicologia del lavoro e scompare per mezz’ora.
Al suo rientro gli segnalo con la certezza di un esperto in materia che le domande presentatemi sono palesemente assurde o errate… sembrano uscite da uno di quei quiz demenziali dove l’unica risposta plausibile è non rispondere. Alle mie obiezioni, il responsabile mostra l’intera opera del suo dentista in uno spocchioso sorriso di compiacimento. “E’ proprio questo il bello!!!”, dice pavoneggiandosi per avermi lasciato ad interpretare le sue farneticazioni mentali.
Nemmeno il più perverso degli psicopatici avrebbe pensato di esaminare un candidato facendogli domande trabocchetto in linguaggio criptato!
A questo punto, la mia proverbiale pazienza mi abbandona ed esce alla ricerca di un raggio di luce… decido di fare lo stesso, prima di superare i limiti della decenza. Saluto il capo-zombie con la cordialità che si addice all’ambiente e lascio l’azienda degli orrori con un pizzico di rammarico per non essere riuscito a fare l’intero giro del baraccone!
Si vede che era solo una demo gratuita…