In una di quelle giornate tipo del disoccupato eccellente, in cui ogni minuto è dedicato con cura alla ricerca di una posizione … ehm … non troppo scomoda, colgo un annuncio interessante: la filiale locale di una società internazionale cerca un impiegato qualificato per svolgere mansioni affini a quelle da me svolte in passato.

Secondo te mi faccio sfuggire l’occasione? Non sia mai detto!!! In tempi di vacche magre, anche del fieno mediocre aiuta ad ingrassare la bestia!!!

Rispondo all’annuncio, spiegando dettagli utili nella lettera di presentazione (talvolta il direttore del personale deve essere guidato nella lettura di un curriculum vitae ricco come il mio…).

Pochi giorni dopo sono invitato ad un colloquio presso la filiale locale: questa volta è il manager milanese che affronta il lungo viaggio… a spese dell’azienda. Questa si chiama serietà!

Mi presento al colloquio con l’ormai consueto abbigliamento di rito e attendo con pazienza l’arrivo del responsabile, bloccato in autostrada per gli immancabili cantieri.

Al suo arrivo, il manager mi invita, ... ehm... con una cortesia tutta particolare, a seguirlo in un ufficio ampio e luminoso ...

e va dritto alle domande salienti: in piena armonia con le abitudini milanesi, non ha tempo da perdere! Ha letto attentamente il mio curriculum e punta come un missile sulle questioni che gli stanno a cuore.

Mi fa una serie di domande sulle mansioni che ho svolto in passato, facendo esplicito riferimento, per ognuna, alle specifiche esigenze della società. Le mie risposte sembrano soddisfarlo appieno e dimostrano la mia competenza per il lavoro che mi si dovrebbe proporre.

Dopo circa mezz’ora, il mio interlocutore è pronto a rispondere alle mie domande.

“Ci sono possibilità di crescita professionale, iniziando da questo ruolo?”, chiedo con decisione, forte delle mie superqualifiche rispetto a quelle richieste.

Capisco subito di aver toccato un tasto dolente quando inquadro il volto scuro e minaccioso del manager.

Quasi irritato dalla mia volontà di fare carriera, mi fa capire senza mezzi termini che l’unica posizione di responsabilità nella filiale è saldamente occupata da un irremovibile direttore, che dovrebbe essere il mio eventuale capo diretto. Ogni altro ruolo superiore al mio è nell’organigramma della sede centrale a Milano.

Che stupido! Era ovvio: tutte le posizioni manageriali di tutte le aziende italiane devono stare a Milano!! Quasi me ne ero scordato!! Abitando in una cittadina di provincia, posso aspirare a fare poco più che lo scribacchino mal pagato...

...per un direttore raccomandato, le cui chiappe resteranno ad eternum saldamente incollate all’unica poltrona di pelle nell’edificio!!

Ma subito il mio interlocutore corregge il tiro, spiegandomi che avrei lo sgabello più strategico tra i satelliti dell’onnipotente direttore.

Dopo un attimo di imbarazzato silenzio, il milanese, impettito ed accigliato come un vecchio barbagianni, commenta con fare inquisitorio: “Ma vedo dal curriculum che lei non ha mai ricoperto questo ruolo specifico.”

“Ho ricoperto ruoli molto analoghi, come può vedere, e la mia cultura universitaria include studi specifici sulla materia… “

“Le sue qualifiche sono sicuramente interessanti, ma devo informarla che l’azienda intende assumere qualcuno che abbia già ricoperto lo stesso ruolo, possibilmente nello stesso settore. Quindi, se dovessimo trovare un candidato con tali qualifiche, …” … in questa zona?!? Dove questa filiale è l’UNICA azienda del settore?!?!? Sì, avreste un posto nel Guinness dei primati ... e potreste mantenerlo se il vostro candidato ideale rimanesse a morire nella sua squallida casella del vostro fossilizzato organigramma.

Prima di lasciarmi, quel simpaticone del responsabile milanese mi fornisce il suo biglietto da visita, che recita: Sig. C… SIG.?!? Ricollego i pezzi del colloquio ed il girovagare delle sue sopracciglia a cespuglio a questo piccolo, quasi insignificante, particolare… e infine intuisco che sarei il candidato ideale per la posizione, ma che la mia preparazione farebbe tremare qualche poltrona locale e centrale, inclusa la sua! Ecco perché lo disturbava la mia volontà di far carriera... ancora aleggia nell'ufficio il terrore che ha provato, al solo pensiero di dover fermare il mio cammino verso la sua scrivania!

 

Che strano! Tanti anni fa si diceva: “Prenditi una laurea, per assicurarti un futuro professionale…La laurea è il tuo passaporto per il mondo del lavoro”. Sì, peccato che in alcune aziende mi faccia passare per un terrorista ... e rimandare per direttissima a casa, senza nemmeno passare in dogana!!