Dopo svariati mesi di disoccupazione, con ormai poco fieno in cascina, rispondo ad un annuncio per una posizione da impiegato senior: ho quasi il doppio dell’esperienza richiesta e molte più qualifiche di quelle necessarie… mi devono chiamare per forza! Se non altro, la sede di lavoro è abbastanza comoda…
La telefonata arriva nel giro di 24 ore.
Due giorni dopo, sempre agghindato come un vecchio attaccapanni di lusso, mi presento al colloquio presso la società di selezione.
Il personaggio che mi accoglie è uno sbarbatello che sembra aver rubato una giacca ed una cravatta dall’armadio di papà… peccato si sia scordato di far potare il cespuglio intricato che si porta sulla testa!
Con un’aria pomposa assolutamente ridicola, mi fa accomodare e comincia a sottopormi ad una serie di domande sul mio passato lavorativo. Pare voler fare le pulci alla mia professionalità, e rimane sempre più deluso dall’impossibilità di trovarvi difetti.
Analizza ogni dettaglio come un consumato psicologo, per poi tentare di darsi un tono quando non afferra neppure il più banale concetto sull’organizzazione di un’azienda e sulle più comuni mansioni impiegatizie. Chiede dettagli irrilevanti e senza senso, nell’attesa di udire un concetto che accenda qualche neurone nella sua testa… ma dai suoi occhi si legge il vuoto cosmico più totale.
Quando ormai il colloquio volge verso il termine, improvvisamente ricorda alcuni elementi menzionati sull’annuncio iniziale e da lì prende spunto: “lei sa svolgere questo tipo di compiti?”
Fingo di schiarirmi la voce per evitare di scoppiare in una sonora risata… mi ricompongo e – tentando di non insultare la sua … ehm … intelligenza?!? – gli spiego che i compiti ai quali si riferisce costituiscono la base fondamentale di tutte le mansioni che mi erano affidate in passato, prima come impiegato e poi come supervisore.
Insiste sull’argomento, fingendo di comprenderne i dettagli. A questo punto devo proprio sparare a zero:
con un po’ di rammarico (non è molto dignitoso sparare sulla croce rossa…), gli sciorino in rapida sequenza concetti evoluti ed aggiornati sull’argomento, in gergo assolutamente professionale e forbito. Inutile dirlo: il giovanotto va K.O. alla prima parola!!
Finalmente comincia a descrivermi l’azienda ed il ruolo a cui si riferiva l’annuncio: si tratta di una piccola realtà padronale, con poche figure manageriali, tutte rigorosamente presidiate da amici e parenti del titolare. Questo ed altri patetici dettagli mi fanno capire che l'ambiente di lavoro non sarebbe esattamente l'ideale.
Inoltre la retribuzione sarebbe inferiore a quella che percepivo in passato (cosa che comunque mi aspettavo)… a questo punto, resosi conto del mio livello professionale, fa la prima domanda intelligente: “con il profilo che ha, sarebbe disponibile a…?”
La risposta, secca e diretta: “Sono disoccupato, al momento non sembrano esserci posizioni di responsabilità di mio interesse… ergo: ne faccio solo una questione di soldi. Se l’azienda mi offre uno stipendio accettabile, considerata anche la vicinanza a casa, posso dare la mia disponibilità.”
“Vede”, mi dice lui con aria inquisitrice, “è proprio questo che mi preoccupa: se lei dovesse avere in futuro un’offerta migliore, lascerebbe questa azienda per un'altra… sa, il nostro cliente si aspetta una certa continuità nel rapporto di lavoro…
lei può garantirmi che rimarrebbe in azienda anche a fronte di future opportunità di impiego di maggiore interesse?”
Evito di insultarlo a fatica, e soprattutto chiudo entrambi gli occhi davanti all’ingenua bestialità che ha appena dichiarato… non voglio annebbiare le sue rarissime cellule grigie con concetti troppo complessi. Forse uno come lui può pensare di morire facendo lo stesso lavoro che fa adesso… anche perché non credo che possano offrirgli di meglio…
“Le ripeto che ne faccio una semplice questione economica: se l’azienda mi offre uno stipendio adeguato, sono disponibile a rimanerci per un tempo ragionevole”. Non so da dove sia venuto questo briciolo di diplomazia… forse è sbucato dal fondo più buio della mia personalità, spinto dal pensiero del mio ultimo estratto conto bancario.
Lascio il cespuglio arruffato a meditare su questo dubbio amletico.
Ovviamente lo stipendio era troppo basso o il dubbio troppo forte, perché da quel fronte non ho mai ricevuto notizie.
Dubito che trovino il marito fedele e ideale, che pronunci onestamente, sinceramente e con un anello (sicuramente al naso) la solenne promessa davanti al direttore del personale … anche se devo ammettere che per un disoccupato sull’orlo della disperazione una strega gelosa...
...possa essere una moglie migliore della fame.