La disoccupazione, tra tanti aspetti negativi, presenta il piccolo ma apprezzabile vantaggio di non doversi catapultare dal letto ogni mattina al trillo di una sveglia insistente… Puoi alzarti dal letto con tutta calma e sorseggiare tranquillamente il tuo caffè senza guardare nervosamente l’orologio. E’ una di quelle mattine in cui godo di questo piccolo innocuo vantaggio, quando, alle 9:30 circa squilla il telefono.

Mi precipito a rispondere, ancora mezzo addormentato, e capisco subito di aver fatto bene. E’ una società di selezione, una di quelle che trattano spesso per posizioni a tempo indeterminato.
Mentre ascolto il consulente, affiora alla mia mente il ricordo di aver effettivamente inviato un curriculum anche a loro… sì, per una posizione di responsabilità.
“Lei è disponibile per un colloquio a Milano, oggi stesso?”, mi dice la voce ignota nell’apparecchio.
OGGI STESSO?!? Ma questo ha visto dove abito?!?

“Guardi”, cerco di darmi un tono dignitoso e di raccogliere le idee, “veramente vorrei capire se ne vale la pena… anche perché arrivare a Milano, così, senza preavviso, non è proprio una passeggiata… Ci metterò qualche ora… devo organizzarmi…”
“Mi rendo conto. Ma il nostro cliente ha molta urgenza ed è indispensabile che lei si presenti qui in giornata, se non vuole perdere l’occasione. E poi, a mio parere, lei è l’unico candidato che faccia al caso nostro, a giudicare dalla sua esperienza.”
OK. Mi ha convinto. In un lampo passo dal caffè alla doccia, alla vestizione da meneghino professionale,

e in men che non si dica mi ritrovo per l'ennesima volta in direzione della metropoli (SGRUNT!!! IO ODIO MILANO!!!).
Non so come, mi presento all’appuntamento puntuale come uno svizzero, mentre nel mio stomaco si rigira inquieto e minaccioso il pranzo fugace dell’autogrill.
Il colloquio è lungo e professionale. Il consulente esamina diversi dettagli delle mie passate esperienze, delle mie qualifiche e della mia personalità. Mi dà tutte le informazioni del caso e mi passa senza indugio l’indirizzo della società che dovrebbe assumermi. Uno dei dirigenti dell'azienda mi aspetta nel suo ufficio, lì a Milano… SUBITO!!!
Mentre il mio pranzo continua a cercare un’improbabile uscita, mi avventuro di nuovo in mezzo alla città, armato di un brandello di cartina e di una vagonata di pazienza.

Il colloquio con il dirigente pare prendere subito la strada giusta. Troviamo anche dei punti fondamentali di contatto su una prima ipotesi contrattuale (finalmente qualcuno che applica il sano vecchio principio: “IL LAVORO SI PAGA”!!).
Infine, come era prevedibile, il dirigente mi congeda dicendo: “Le faremo sapere al più presto. Nel caso in cui venga selezionato, ci troveremo presso la filiale di XXX dove conoscerà lo staff”.
Esco dall’ufficio con un’ottima impressione e con rinnovata speranza e - con gli ultimi rimasugli di energia e di pazienza - imbocco l’autostrada.

 

Attendo qualche giorno e finalmente ricevo l’invito ad andare presso la sede di lavoro, nella località XXX. Questo significa che hanno scelto me?!? A questa domanda non ottengo risposta certa, ma il consulente mi pare ottimista… lui! Eppure, qualcosa non mi torna…

Il giorno dell’appuntamento parto con largo anticipo (non conosco affatto la zona di XXX, meglio essere previdenti).
Mi ritrovo in un intrico di viuzze nella zona industriale più topograficamente assurda che io abbia mai visto. Seguo pedissequamente le indicazioni avute via e-mail… e mi ritrovo in tutt’altra località.
ACCIDENTI!!! O è sbagliato l’indirizzo o sono sbagliate le indicazioni. Scommetto sulla seconda, e comincio a domandare a cani e porci. A pochi minuti dall’ora dell’incontro, ormai raggiunto e superato ogni limite della mia proverbiale pazienza, trovo un anziano signore dall’aria spettrale, che sembra conoscere la zona.

Ormai le ho provate tutte… e questa è l’opportunità migliore che mi abbiano prospettato. Faccio l’ennesima inversione di marcia e torno nel groviglio di stradine…

Il vecchio aveva ragione: la via che cerco è indicata da un cartello tranquillamente sdraiato in mezzo ai rovi, abbattuto in malo modo dal solito autista ubriaco… Non so come, ma anche questa volta sono in orario!!!

Mi ricompongo e varco la soglia… mi rendo conto dal primo istante che nessuno è stato informato dell’incontro… tuttavia riesco a parlare con il responsabile… l’ennesimo colloquio! E’ superfluo dire che non c’è alcun contratto ad attendermi… ma solo altre chiacchiere. Se non altro, mi si garantisce una risposta entro un paio di giorni, sia essa positiva o negativa… l’odissea dovrebbe terminare qui!

Dopo quasi due mesi, sono io quello che telefona per avere notizie.
Quasi non ci credo!!! A questo punto non so davvero se ridere o piangere: NON HANNO ANCORA DECISO!!!!

Che fine ha fatto l’urgenza?!? L’unica cosa urgente in quella mattinata bestiale in cui tutto è cominciato era l’espulsione del pranzo più invecchiato che abbia mai abitato nel mio povero stomaco!