Quando passi le giornate a leggere annunci di lavoro e mandare copie del tuo curriculum vitae ai quattro venti, cominci ad essere perseguitato da telefonate inattese e da messaggi improbabili…
Una sera mi trovo a leggere la mail di una società della quale non ricordo assolutamente nulla, che mi ringrazia per la risposta ad un fantomatico annuncio e mi invita ad un incontro.
Controllo in rete e trovo informazioni utili sull’azienda, sul suo business, e sulla sede: è proprio a due passi da casa!!
Non perdo tempo, confermo la mia disponibilità per il colloquio, e mi tuffo senza esitazione in questa nuova avventura.
Arrivo con largo anticipo, per avere il tempo di trovare un parcheggio comodo in zona (piove a catinelle … e non intendo certo arrivare là inzuppato come un pulcino e con la “divisa da colloquio” sciupata!!). Passo con l’auto proprio davanti alla sede… ne approfitto per rallentare e dare un’occhiata… ma, a parte un negozietto con vetrina sulla strada, non vedo altro che abitazioni… Chissà, forse c’è un ufficio ai piani superiori…
Parcheggio, sorseggio un caffè in un bar, rompo ogni indugio e mi avvicino al civico della ditta… per scoprire che si tratta proprio del NEGOZIETTO che avevo identificato! Strano, dalla descrizione in rete sembrava una media società di capitali, non un esercizio commerciale locale.
Beh, ormai ci sono, che mi costa fare due chiacchiere con il titolare?
Entro, in mezzo ad un viavai di scatolame vario e di scrivanie sparpagliate in un’area di circa 50mq, forse anche meno… colgo il primo sguardo inquisitore,
e ne approfitto per presentarmi e chiedere del sig. B., con il quale ho appuntamento. Mi si indica la porta di un apparente sgabuzzino, buio e senza finestre. Sperando di non trovarvi strani esseri notturni,
entro e mi guardo intorno. Eccolo lì, il titolare, in abbigliamento alquanto informale, seduto alla sua scrivania… ehm … “spartana”, nell’angolo più tetro di uno sgabuzzino senza finestre.
Il colloquio si svolge nel modo informale che si addice all’ambiente (SGRUNT! Se l’avessi saputo, avrei evitato di “impinguinarmi” con la divisa delle grandi occasioni!!). L’attività ed il ruolo che mi vengono proposti sono interessanti ed il titolare pare interessato alla mia professionalità … tutto sommato questa opportunità merita qualche considerazione… … in fondo, l’abito non fa il monaco!
Dopo una mezz’ora, arriviamo a parlare di un possibile contratto… di CO.CO.CO.?!?!?
Eccola lì, la fregatura!! Non cercano un dipendente, ma un polletto da spennare!!!
Al mio sguardo sorpreso, il sig. B. risponde con ulteriori dettagli sulla loro “flessibilità” in termini di contratto: l’azienda intende pagare la prestazione a PROVVIGIONE sui risultati ottenuti e può accettare anche un contratto di agenzia… ma, non avendo io partita IVA, possono adottare il contratto di Collaborazione Coordinata Continuativa, stipulando progetti a 2 o 3 mesi, retribuiti a provvigione. Ovviamente, ad ogni scadenza del contratto si dovrebbe identificare un progetto nuovo e diverso ai soli fini formali…
ALLA FACCIA DELLA FLESSIBILITA’!!! Qui l’unica flessibilità che vedo è quella del mio portafoglio e della mia pazienza nell’ascoltare come certa gente si prenda gioco della legge e della buona fede di un disoccupato “alla canna del gas”!!
Il sig. B., preso dall’entusiasmo per questi bei modelli contrattuali applicati nell’italico modus “tarallucci e vino”,
si dilunga nell’illustrarmi come, dopo qualche mese di “rodaggio”, si possano raggiungere livelli ragguardevoli di provvigioni…(non so perché, ma questa parola, mi ricorda tanto i contratti di agenzia!). Certo, non si diventa ricchi sfondati, mi dice con un sorriso sornione…
L’unico ricco in quel bugigattolo è lui!!! Ci tiene a specificarlo in un paio di occasioni.
Tutti gli altri sono Co.Co.Co., ovvero polli già mezzi spennati, da cucinarsi quando più gli aggrada.
Prima di andarmene, ci tengo a fargli sapere fuori dai denti che mi sarei aspettato un contratto di lavoro a tempo indeterminato e che la sua offerta mi ha … per così dire … un po’ sorpreso.
Per quanto l’attività mi sia parsa interessante, ritengo opportuno valutare tutti gli aspetti rilevanti, incluso quello contrattuale, con il mio “consulente del lavoro” (ok, come disoccupato, ci sono andato pesante… ma quando ci vuole, ci vuole!!!).
Stringo la mano al “galletto” e, con il sorriso vagamente ironico che mi contraddistingue, lascio il negozio salutando polli e gallinelle che razzolano tra scatole e PC.
Aprendo la porta decido di non partecipare ad un banchetto come semplice pietanza, e di lasciare ad altri pennuti la sventura d’ingrassare il fattore.