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Dalla Pace di Aquisgrana (1748) all'unità d'Italia (1870)
La fine della guerra di successione austriaca (Aquisgrana 1748), sancì per l'Italia un periodo di stabiltà dovuta all'equilibrio tra gli Asburgo, che dominavano Milano e la Toscana, il Regno dei Savoia, i cui confini arrivavano al Ticino, ed i Borbone, che dominavano sul Regno di Napoli e sul Ducato di Parma e Piacenza. Questo periodo di stabiltà portò in Italia innovazione sotto i profili della cultura, della politica e delle istituzioni.
Il diffondersi dell'illuminismo e l'internazionalizzazione delle idee portarono sul piano culturale allo stimolo delle attività intellettuali, che si concentrarono sui temi politici, sociali ed economici. Milano e Napoli videro la maggiore attività ed a Milano Verri e Beccaria diedero vita al periodico Il Caffè. Sul piano politico vennero messe in atto grandi riforme, dettate più da esigenze finanziarie che da altro, le quali, basate sulgiurisdizionalismo, portarono progressivamente alla riduzione dei privilegi e del potere del Clero ed alla sottrazione allo stesso di molte proprietà. Sul fronte economico si assistette alla fine dei residuati del feudalesimo e ci fu un rilancio della produzione agricola. In Lombardia e Piemonte nacquero le prime aziende capitalistiche, anche se nella forma dell'affittanza; nel mezzogiorno invece lo sviluppo della produzione trovò impedimento nella diffusione del latifondo. Nonostante lo slancio riformatore, i programmi pìù avanzati trovarono un duro ostacolo nel consolidamento dell'assolutismo, verificatosi per effetto delle stesse riforme che avevano rafforzato le sorti economiche dei governi ed avevano cementato intorno ad essi i gruppi sociali emergenti dai cambiamenti in atto.
Con il passare degli anni le varie riforme cominciarono a perdere i loro effetti ed in alcuni casi (Milano e Toscana) si fecero dei passi indietro. Era il periodo della rivoluzione francese e la crisi sociale e politica in Italia trovava terreno fertile. Ci furono cospirazioni legate alle ideologie della rivoluzione francese (Napoli) e le repressioni delle stesse. Nel 1792 cominciarono le ostilità tra Francia ed Austria e sul fronte anti-
Nel 1802 la Cisalpina fu trasformata in Repubblica Italiana ed il Piemonte annesso alla Francia; anche Parma venne occupata dai francesi dopo la morte del Duca Ferdinando. A seguito della proclamazione ad imperatore di Napoleone, la Repubblica italiana divenne Regno d'Italia (marzo 1805) e fu assegnata ad Eugenio di Beauharnais(vicerè e figliastro di Napoleone). Nel giugno dello stesso anno anche Genova e la Liguria furono annesse alla Francia. Alla fine del 1805 con la battaglia di Austerlitz i francesi arrivarono ad avere i territori veneti e nel 1806 i Borboni furono espulsi da Napoli e sul trono si insediò Giuseppe Bonaparte. Entrati in conflitto anche con Pio VII, i francesi occuparono le Marche (1807) e Roma (1808) ed il Papa fu tradotto prima a Savona e poi a Fontainebleau. La situazione rimase più o meno stabile per l'Italia fino al Congresso di Vienna e ripresero le riforme in chiave antifeudale ed antiecclesiastica.
Con il congresso di Vienna del 1815 l'Italia vide nuovamente cambiare la sua situazione politica: l'Italia si ritrovò divisa in 10 stati: il Lombardo-
Sotto l'attento controllo della Santa Alleanza (1815) che di fatto legittimava l'Austria a qualsiasi intervento in Italia per evetire mutamenti dell'assetto stabilito, venne fatta pulizia (nel limite del possibile) delle riforme napoleoniche e si ritornò alle legislazioni precedenti. Nel 1816 Ferdinando IV soppresse la costituzione della Sicilia, la riunì a Napoli e proclamò il Regno delle Due Sicilie, assumendo il nome di Ferdinando I, re delle Due Sicilie.
Il dopo Napoleone fu un periodo di frammentazione per l'Italia ed il peso della politca vincolistica, unita alle alleanze tra troni e Chiesa ed all'egemonia Austrica, favorì la nascita di un disegno di indipendenza in chiave anti-
Facendo seguito ai moti francesi del 1830 si riaccesero in italia i sentimenti rivoluzionari che trovarono sfogo in Italia centrale ma, privi dello sperato aiuto francese e con di fronte l'esercito austriaco, anche questa volta i rivoltosi vennero sconfitti e di fatto venne sancito il fallimento della Carboneria (1831). Gli eventi nefasti tuttavia portarono alla nascità di una nuova organizzazione politica segreta, che fu fondata a Marsiglia nel 1831 da Mazzini: era la Giovane Italia, con un suo programma ed una organizzazione precisa, punto di sicura discontinuità dalla Carboneria. Le attività dei mazziniani partirono dai ranghi militari nel Regno di Sardegna, ma fu un inizio catastrofico con la repressione del 1833 che porto a 12 esecuzioni ed al fallimento dell'insurrezione di Savoia (1834). Vi furono negli anni a seguire diversi tentativi di insurrezione in Italia da parte dei mazziniani, ma tutti i tentavi fallirono (Bologna 1843; Calabria 1844 -
Falliti i moti di stampo militare, si fece strada nella penisola, soprattutto grazie ad alcuni intellettuali (Gioberti, d'Azeglio, Balbo), l'idea di affrontare il problema dell'unità in modo moderato e cercando di ottenere cambiamenti da monarchi piuttosto che combatterli. Fu così che dopo l'insurrezione di Sicilia del 1848 diversi Regnanti concessero la Costituzione, modellata su quella francese del 1830 (Ferdinando II -
In periodo di dominazione straniera, tra austriaci, francesi e spagnoli, l'unico governo italiano rimase il Piemonte, che -
Successivamente il Cavour ottenne a Plombières l'allenaza con Napoleone III (1858) e pose la base della seconda guerra di indipendenza, che ebbe inizio il 26 aprile 1859. Dopo tre sconfitte subite, l'imperatore Francesco Giuseppe concluse i preliminari di Villafranca con Napoleone III e la Lombardia tornoò al Piemonte, mentre nell'Italia centrale gli eventi avevano portato alla caduta dei vecchi regimi (Toscana; Romagna pontificia; Modena e Parma) ed all'instaurazione di governi provvisori, i quali chiesero senza indugio l'annessione al Piemonte. Il giorno 11 e 12 marzo 1860 si tennero i plebisciti che sancirono a larga maggioranza l'annessione dei vari stati al Piemonte di Vittorio Emanuele II. Nel marzo del 1860 si tennero anche i plebisciti con i quali Nizza e Savoia venivano cedute alla Francia.
La campagna per l'unità di Italia era di fatto avviata e, con l'occupazione delle Marche e dell'Umbria prima e con la spedizione dei mille poi (guidata da Giuseppe Garibaldi), si posero le basi per la proclamazione del Regno d'italia. Nell'ottobre e nel novembre del 1860 si tennero i plebisciti per l'annessione di Marche ed Umbria e del meridione (Napoli e Sicilia). Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e venne riconuscioto il nuovo titolo al Re Vittorio Emanuele.
Nonostante la proclamazione di Roma capitale avvenuta il 27 marzo 1861, diverse questioni pendenti rendevano ancora instabile e non completa l'unità nazionale: dal brigantaggio in meridione alla questione di Venezia e Roma. Nel 1864-
La guerra italo-
Nel 2011 l'Italia ha festeggiato in pompa magna il 150° anno del'unità. La ricorrenza si basa sull'atto con il quale venne proclamato il Regno d'Italia (17 marzo 1861), ma personalmente, essendo di fatto ecluse diverse parti dell'attuale Repubblica, reputo prematura tale data e meglio avrei visto il 2 ottobre 1870 o il 1920 (data del Trattato di Parigi 1919-