By Artemka (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

 

Dalla Pace di Aquisgrana (1748) all'unità d'Italia (1870)

 

La fine della guerra di successione austriaca (Aquisgrana 1748), sancì per l'Italia un periodo di stabiltà dovuta all'equilibrio tra gli Asburgo, che dominavano Milano e la Toscana, il Regno dei Savoia, i cui confini arrivavano al Ticino, ed i Borbone, che dominavano sul Regno di Napoli e sul Ducato di Parma e Piacenza. Questo periodo di stabiltà portò in Italia innovazione sotto i profili della cultura, della politica e delle istituzioni.


Il diffondersi dell'illuminismo e l'internazionalizzazione delle idee portarono sul piano culturale allo stimolo delle attività intellettuali, che si concentrarono sui temi politici, sociali ed economici. Milano e Napoli videro la maggiore attività ed a Milano Verri e Beccaria diedero vita al periodico Il Caffè. Sul piano politico vennero messe in atto grandi riforme, dettate più da esigenze finanziarie che da altro, le quali, basate sulgiurisdizionalismo, portarono progressivamente alla riduzione dei privilegi e del potere del Clero ed alla sottrazione allo stesso di molte proprietà. Sul fronte economico si assistette alla fine dei residuati del feudalesimo e ci fu un rilancio della produzione agricola. In Lombardia e Piemonte nacquero le prime aziende capitalistiche, anche se nella forma dell'affittanza; nel mezzogiorno invece lo sviluppo della produzione trovò impedimento nella diffusione del latifondo. Nonostante lo slancio riformatore, i programmi pìù avanzati trovarono un duro ostacolo nel consolidamento dell'assolutismo, verificatosi per effetto delle stesse riforme che avevano rafforzato le sorti economiche dei governi ed avevano cementato intorno ad essi i gruppi sociali emergenti dai cambiamenti in atto. 
Con il passare degli anni le varie riforme cominciarono a perdere i loro effetti ed in alcuni casi (Milano e Toscana) si fecero dei passi indietro. Era il periodo della rivoluzione francese e la crisi sociale e politica in Italia trovava terreno fertile. Ci furono cospirazioni legate alle ideologie della rivoluzione francese (Napoli) e le repressioni delle stesse. Nel 1792 cominciarono le ostilità tra Francia ed Austria e sul fronte anti-francese si ritrovarono il Regno di Sardegna, la Toscana, Napoli, Parma e Modena. Con il trascorrere degl tempo la Francia conquistò la Savoia e Nizza e nel 1796 Napoleone Bonaparte si concentrò sull'Italia. Battuti i Piemontesi, costrinse Amedeo III all'armistizio (Cherasco 1796) e successivamente alla pace di Parigi con la firma della quale Amedeo III cedette la Savoia e Nizza e si impegnò a lasciare libero accesso ai francesi. Napoleone prosegui la sua campagna italiana occupando Milano e le legazioni pontifice. Verso la fine del 1796 Parma, Modena e Napoli uscirono dal fronte anti-francese e Napoleone, forte delle sue vittorie, potè dar vita alla Repubblica Cispadana. Agli inizi del 1797 capitolò anche Mantova, dove gli austriaci erano assediati, e poco tempo dopo Napoleone firmò con il Papa la pace di Tolentino e con l'Austria il preliminare di pace di Leoben, che trovò naturale seguito nel trattato di Campoformido (Campoformio) (ottobre 1797). Intanto erano state create le Repubbliche Ligure (6 giugno 1797) e Cisalpina (29 giugno 1797) ed a quest'ultima fu incorporata la Cispadana. Differnetemente da quanto previsto nel trattato di Leoben, Venezia venne ceduta interamente all'Austria - in quanto lo stato delle cose era cambiato e di fatto era diventata una Repubblica democratica (12 maggio 1797) e la Francia si prese la Lombardia. Successivamente i francesi crearono la Repubblica romana, quella Partenopea ed ottennero la rinuncia al trono di Carlo Emanuele IV di Savoia (1798-1799). Il triennio delle repubbliche finì con l'arrivo della nuova coalizione anti francese formata da Austria e Russia, la quale rovesciò tutti i governi repubblicani ed espulse i francesi dall'Italia (ad eccezione di Genova). Questo periodo è ricordato come il momento in cui in Italia si fecero avanti i primi sentimenti di unità (patrioti). Tuttavia questi sentimenti erano ancora deboli ed incontrarono il loro limite nella debolezza dei patrioti e nell'influenza della Chiesa sulla massa. Nel 1800 i francesi intrapresero una seconda campagna italiana e, sempre guidati da Napoleone, conquistarono il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. Nella pace di Lunéville (febbraio 1801) venne ristabilita la Cisalpina e con il trattato di Aranjuez (marzo 1801) la Toscana diventò regno di Etruria ed assegnata a Ludovico di Borbone. Il papa Pio VII riebbe i suoi stati ad eccezione delle legazioni.
Nel 1802 la Cisalpina fu trasformata in Repubblica Italiana ed il Piemonte annesso alla Francia; anche Parma venne occupata dai francesi dopo la morte del Duca Ferdinando. A seguito della proclamazione ad imperatore di Napoleone, la Repubblica italiana divenne Regno d'Italia (marzo 1805) e fu assegnata ad Eugenio di Beauharnais(vicerè e figliastro di Napoleone). Nel giugno dello stesso anno anche Genova e la Liguria furono annesse alla Francia. Alla fine del 1805 con la battaglia di Austerlitz i francesi arrivarono ad avere i territori veneti e nel 1806 i Borboni furono espulsi da Napoli e sul trono si insediò Giuseppe Bonaparte. Entrati in conflitto anche con Pio VII, i francesi occuparono le Marche (1807) e Roma (1808) ed il Papa fu tradotto prima a Savona e poi a Fontainebleau. La situazione rimase più o meno stabile per l'Italia fino al Congresso di Vienna e ripresero le riforme in chiave antifeudale ed antiecclesiastica. 
Con il congresso di Vienna del 1815 l'Italia vide nuovamente cambiare la sua situazione politica: l'Italia si ritrovò divisa in 10 stati: il Lombardo-veneto divenne austriaco; il Regno di Sardegna ( Piemonte, Sardegna, Liguria, Nizza e Savoia) venne riconosciuto a Vittorio Emanuele I; il Ducato di Modena e Reggio venne dato a Francesco IV di Austria-Este; il Ducato di Parma e Piacenza fu dato a Maria Luisa d'Austria (seconda moglie di Napoleone); il Ducato di Massa e Carrara fu affidato a Maria Beatrice d'Este; il Ducato di Lucca si ritrovò sotto il dominio di Maria Luisa di Borbone ; il Granducato di Toscana venne dato a Ferdinando III di Lorena (compresi lo Stato dei presidi e Piombino); la Repubblica di San Marino tale rimase; lo Stato della Chiesa si ritrovò sotto Pio VII ed il Regno di Napoli e Sicilia fu dato a Ferdinando IV di Borbone. Il Trentino e la Venezia Giulia erano state annesse all'Impero Asburgico.
Sotto l'attento controllo della Santa Alleanza (1815) che di fatto legittimava l'Austria a qualsiasi intervento in Italia per evetire mutamenti dell'assetto stabilito, venne fatta pulizia (nel limite del possibile) delle riforme napoleoniche e si ritornò alle legislazioni precedenti.  Nel 1816 Ferdinando IV soppresse la costituzione della Sicilia, la riunì a Napoli e proclamò il Regno delle Due Sicilie, assumendo il nome di Ferdinando I, re delle Due Sicilie.
Il dopo Napoleone fu un periodo di frammentazione per l'Italia ed il peso della politca vincolistica, unita alle alleanze tra troni e Chiesa ed all'egemonia Austrica, favorì la nascita di un disegno di indipendenza in chiave anti-austriaca tra i Patrioti. Terreno fertile per questo nuovo sentimento fu l'ambiente della borghesia commerciale e manifatturiera, che si era rafforzata durante il periodo napoleonico, ma che non aveva trovato ancora sbocchi in politica. Non riuscendo ad avere largo seguito e non essendo forti sufficientemente per divenire un polo di aggregazione, i Patrioti si organizzarono in società segrete (anche per via della coesione sociale che ancora sosteneva le monarchie), la cui origine comune pare fosse la massoneria. La principale di queste società segrete fu la Carboneria. Il moto Patriotico italiano, influenzato dagli avvenimenti esteri, sfocio nella rivolta di Napoli del 1820, dove i carbonari insorti costrinsero Ferdinando I a concedere la Costituzione spagnola del 1812, ma successivamente, grazie all'intervento austriaco, i rivoltosi vennero dispersi (Pepe 7-3-1821 a Rieti) e successivamente, sotto il nuovo Re Francesco I, venne stroncata l'insurrezione nel Cilento (1828). Anche in Piemonte i Carbonari si fecero sentire, con la rivolta di Alessandria e di Torino, che ebbe come effetto l'abdicazione di Vittorio Emanuele I e l'ascesa al Trono del Fratello Carlo Felice, il quale però era assente; al suo posto salì al trono in qualità di reggente Carlo Alberto, che concesse quanto richiesto dai rivoltosi (la costituzione di Spagna). Tuttavia Carlo Felice non avallò la scelta e Carlo Alberto abbandonò il Governo. Le truppe austriache intervennero in questa vicenda e sconfissero i costituzionalisti a Novara (8-4-1821).
Facendo seguito ai moti francesi del 1830 si riaccesero in italia i sentimenti rivoluzionari che trovarono sfogo  in Italia centrale ma, privi dello sperato aiuto francese e con di fronte l'esercito austriaco, anche questa volta i rivoltosi vennero sconfitti e di fatto venne sancito il fallimento della Carboneria (1831). Gli eventi nefasti tuttavia portarono alla nascità di una nuova organizzazione politica segreta, che fu fondata a Marsiglia nel 1831 da Mazzini: era la Giovane Italia, con un suo programma ed una organizzazione precisa, punto di sicura discontinuità dalla Carboneria. Le attività dei mazziniani partirono dai ranghi militari nel Regno di Sardegna, ma fu un inizio catastrofico con la repressione del 1833 che porto a 12 esecuzioni ed al fallimento dell'insurrezione di Savoia (1834). Vi furono negli anni a seguire diversi tentativi di insurrezione in Italia da parte dei mazziniani, ma tutti i tentavi fallirono (Bologna 1843; Calabria 1844 - i fratelli Bandiera; Rimini 1845).
Falliti i moti di stampo militare, si fece strada nella penisola, soprattutto grazie ad alcuni intellettuali (Gioberti, d'Azeglio, Balbo), l'idea di affrontare il problema dell'unità in modo moderato e cercando di ottenere cambiamenti da monarchi piuttosto che combatterli. Fu così che dopo l'insurrezione di Sicilia del 1848 diversi Regnanti concessero la Costituzione, modellata su quella francese del 1830 (Ferdinando II -1848; Piemonte - febbraio/marzo 1848; Toscana - febbraio 1848 e stato Pontifico - marzo 1848).  La notizia dell'insurrezione di Vienna accese le rivolte a Milano (le cinque giornate) e poi a Venezia  e fu allora che Carlo Alberto (salito al trono dopo la morte dello zio Carlo Felice, 1831) si mosse contro l'Austria (23-3-1848). La guerra fu disastrosa e l'esercito piemontese capitolò con il conseguente Armistizio del 9 agosto 1848. Ne conseguì l'occupazione di Milano da parte degli austriaci e l'assedio di Venezia. Il Piemonte tuttavia ci riprovò e Carlo Alberto mosse guerra all'Austria nuovamente, ma stavolta venne fermato dal Gen. Radetzky a Novara (23 marzo 1849). Questi eventi, sanciti dall'armistizio di Vignale, portarono all'abdicazione di Carlo Alberto a favore di Vittorio Emanuele II ed alla caduta dei governi democratici che si erano instaurati (Toscana; Stato Pontificio, Venezia).
In periodo di dominazione straniera, tra austriaci, francesi e spagnoli, l'unico governo italiano rimase il Piemonte, che - a differanza degli altri stati - mantenne la Costituzione ed avviò importanti riforme politiche ed economiche. Capo del governo dal 1852 al 1859 fu Cavour, che per valorizzare la posizione del Piemonte in campo internazionale convinse il Re a partecipare alla guerra di Crimea (1855). Questo mise il Piemonte nella condizione di sedersi al successivo congresso di Parigi (1856) con il dovuto rispetto per porre la questione italiana sul tavolo.
Successivamente il Cavour ottenne a Plombières l'allenaza con Napoleone III (1858) e pose la base della seconda guerra di indipendenza, che ebbe inizio il 26 aprile 1859. Dopo tre sconfitte subite, l'imperatore Francesco Giuseppe concluse i preliminari di Villafranca con Napoleone III e la Lombardia tornoò al Piemonte, mentre nell'Italia centrale gli eventi avevano portato alla caduta dei vecchi regimi (Toscana; Romagna pontificia; Modena e Parma) ed all'instaurazione di governi provvisori, i quali chiesero senza indugio l'annessione al Piemonte. Il giorno 11 e 12 marzo 1860 si tennero i plebisciti che sancirono a larga maggioranza l'annessione dei vari stati al Piemonte di Vittorio Emanuele II. Nel marzo del 1860 si tennero anche i plebisciti con i quali Nizza e Savoia venivano cedute alla Francia.
La campagna per l'unità di Italia era di fatto avviata e, con l'occupazione delle Marche e dell'Umbria prima e con la spedizione dei mille poi (guidata da Giuseppe Garibaldi), si posero le basi per la proclamazione del Regno d'italia. Nell'ottobre e nel novembre del 1860 si tennero i plebisciti per l'annessione di Marche ed Umbria e del meridione (Napoli e Sicilia). Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e venne riconuscioto il nuovo titolo al Re Vittorio Emanuele. 
Nonostante la proclamazione di Roma capitale avvenuta il 27 marzo 1861, diverse questioni pendenti rendevano ancora instabile e non completa l'unità nazionale: dal brigantaggio in meridione alla questione di Venezia e Roma. Nel 1864-1865 la capitale fu spostata da Torino a Firenze. 
La guerra italo-prussiana contro l'Austria, nonostante la sconfitta dell'esercito italiano sul fronte interno, portò all'annessione del Veneto (1866), grazie alle vittorie dell'esercito prussiano che portarono l'imperatore austriaco a cedere la regione all'Italia per tramite di Napoleone III. Rimanevano esclusi il Trentino e la Venezia Giulia e rimaneva ancora aperta la partita sul fronte romano. Approfittando dello scoppio della guerra franco-prussiana (luglio 1870), l'esercito italiano potè entrare a Roma (breccia di porta Pia 20-9-1870) e il 2 ottobre 1870 un plebiscito segnò l'annessione di Roma all'Italia. Finalmente la capitale fu trasferita a Roma (luglio 1871). L'annessione dei territori rimanenti (il Trentino, Trieste, la Venezia Giulia, il Friuli, l'Istria) si ottenne al termine della prima guerra mondiale con il trattato di Parigi.
Nel 2011 l'Italia ha festeggiato in pompa magna il 150° anno del'unità. La ricorrenza si basa sull'atto con il quale venne proclamato il Regno d'Italia (17 marzo 1861), ma personalmente, essendo di fatto ecluse diverse parti dell'attuale Repubblica, reputo prematura tale data e meglio avrei visto il 2 ottobre 1870 o il 1920 (data del Trattato di Parigi 1919-1920 e periodo in cui si chiusero le annose questioni del nord-est del Regno).