Inflazione personale

In un'epoca in cui i temi della finanza e dell'economia dominano su tutto e tutti, si dovrebbero conoscere bene alcuni argomenti. L'inflazione è indubbiamente un tema importante ma, visti taluni errori commessi nel considerarla, risulta utile ridefinirne i parametri e la collocazione economica. 

L'inflazione è l'aumento percentuale annuo del livello generale dei prezzi; tale dato è rilevato dall'Istat sulla base di un paniere di beni specifici, divisi per categoria. Il paniere è attualmente composto da 1476 prodotti elementari, raggruppati in 901 classi di prodotto e considerati in 400 aggregati. Un esempio delle attuali voci: bevande vegetali, il pantalone corto uomo, i leggings bambina, la lampadina LED, i panni cattura polvere, i servizi integrati di telecomunicazione (TV, Internet e voce), l'alloggio universitario, il tatuaggio, lavasciuga, mango e avogado [fonte ISTAT].
La copertura per la rilevazione dei dati si attesta all'83,5% ripartita su 80 comuni capoluogo di provincia. Per integrare il sottoinsieme delle tariffe locali, carburanti ed alcuni servizi vengono considerai altri 16 comuni, alzando così la copertura del campione al 92% circa. Il peso attribuito ad ogni categoria risultà così:

  • Prodotti alimentari e bevande analcoliche 16,5%

  • Bevande alciliche e tabacchi 3,1%

  • Abbigliamento e calzature 7,2%

  • Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 10,8%

  • Mobili, articoli e servizi per la casa 7,1%

  • Servizi sanitari e spese per la salute 8,5%

  • Trasporti 13,32%

  • Comunicazioni 2,5%

  • Istruzione 1%

  • Ricreazione, spettacolo e cultura 7,7%

  • Servizi ricettivi e di ristorazione 11,7%

  • Altri beni e servizi 9,1%

Qui potete scaricare e visionare il paniere nel dettaglio [Fonte ISTAT: documento preso dal sito ufficiale ISTAT].

Considerato che la rilevazione è generalizzata, uno potrebbe non riconoscersi in una simile allocazione dei pesi delle varie voci: chi scrive per esempio non spende certo 2,50% in comunicazioni nè tanto meno l'11,7% in ristoranti ed alberghi. Questo porta alla prima considerazione: in realtà l'inflazione è un fenomeno economico personale: cioè ogni famiglia ha la sua inflazione, dettata da quanto spende ed in che cosa e soprattutto basata sul singolo prodotto (inteso come marca e tiplogia). Per meglio comprendere vediamo come viene rilevato il prezzo di un prodotto. Il rilevatore (comune) identifica uno specifico prodotto che risponda alle caratteristiche espresse dall'ISTAT e che sia il più venduto, poi per un anno ne rileva la dinamica del prezzo. Ora appare chiaro che in piena crisi, un prodotto molto venduto può essere la mozzarella fatta in Polonia, in assenza di controlli e regole e che costi al consumatore 5,2 euro al kg, mentre una persona sana di mente acquista una mozzarella che dia un minimo di qualità e garanzie (per la salute) e che costa almeno 7,35 euro al kg. Atteso che nei paesi privi di stato sociale avanzato e di controlli il costo sia molto basso e possa anche essere ridotto, va da sè che dal punto di vista dell'inflazione il prezzo di vendita della mozzarella più venduta possa anche scendere e/o rimanere costante, mentre quella di qualità invece possa salire, nell'indifferenza statistica. 
Ciò premesso possiamo affermare che l'inflazione non è un fenomeno economico generale ma un fenomeno economico personale. Questa considerazione, che ai più può sembrare banale, stupida ed inutile, ricopre invece un'importanza notevole sopratttuto per pianificare i propri investimenti ed organizzare la propria vita familiare dal punto di vista economico.
Per esempio: tizio dispone di 100.000 euro sul conto in banca e deve capire se in un momento di forte volatilità ed incertezze gli convenga stare fermo o investire. La prima considerazione è capire se l'inflazione eroda il potere reale della disponibilità; guardando all'ISTAT che espone un dato deflattivo (cioè inflazione negativa) potrebbe essere fuorviato, perchè tizio, essendo benestante, consuma beni diversi da quelli rilevati e la sua inflazione è positiva e di molto rispetto al dato generalizzato. Quindi se tizio decidesse di restare fermo (cioè lasciare i soldi sul conto), in realtà il potere di acquisto dei suoi 100.000 euro si ridurrebbe anno per anno per il suo tasso di inflazione: se oggi può comprare 13.605 kg di mozzarella, l'anno prossimo ne potrà comprare solo 13.082 e così via. Quindi in sintesi la conoscenza della propria inflazione risulta più importante di quanto possa apparire.
Visto che l'Istat, per ovvi motivi, non potrà mai fornire un dato di inflazione personale (perchè correlato al tipo di consumi del singolo individuo), chiunque sia interessato a conoscerlo dovrà calcolarlo autonomamente. Il sistema è relativamente semplice, per chi conosce le basi della statistica: anzitutto è necessario tenere traccia di ogni spesa personale o familiare, suddividendo i vari acquisti in categorie uniformi e registrando quantità e prezzi di acquisto. Al termine di ogni anno si dovranno calcolare i prezzi medi annuali per ogni categoria di beni e le quantità totali acquistati ed attribuire un peso a ciascuna categoria. Dal confronto tra due anni successivi, considerati acquisti omogenei per quantità e tipologie di prodotti e servizi, emergerà il vostro tasso di inflazione personale. Per chi invece vuole evitare di affrontare le complessità di un calcolo statistico, è possibile stimare il dato con un'approssimazione accettabile utilizzando il dato complessivo delle proprie spese annuali tipiche (al netto delle spese straordinarie) e facendo un confronto tra due anni successivi.